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PRENOTA LA VISITA IN CANTIERE // 8 FEB H 16:00

8 FEB 2025 H 16:00

// EX CARTIERA MARZABOTTO

Non si può tornare indietro nemmeno di un minuto

Installazione site specific

Progetto di Alek O.
A cura di Giulia Pezzoli

Promosso da Comune di Marzabotto e Unione dei Comuni dell’Appennino bolognese
Realizzato in collaborazione con MAMbo | Settore Musei Civici Bologna

Nell’ambito di ART CITY Bologna 2025 in occasione di Arte Fiera

PROGRAMMA DELL’EVENTO

sabato 8 feb 2025 // OPENING

H 16:00 Visita guidata al cantiere dell’Ex Cartiera Marzabotto // su prenotazione
H 17:00 Saluti istituzionali e talk con l’artista Alek O. e la curatrice Giulia Pezzoli
H 17:30-20:00 Ingresso libero all’installazione e agli spazi dell’Ex Cartiera Marzabotto sonorizzati dal collettivo Bologna Modulare (Vincenzo Scorza, Vladyslav Yakovenko, Daniele Borri)
H 20:00-22:30 Djset con Mikedelic presso Cellulosa Mercato, Arte e Cucina

DOMENICA 9 feb e sabato 15 feb 2025

H 16-19 ingresso libero all’installazione 

Info e prenotazioni
T: 345 4725895
M: eventi@articolture.it

VISITA IL CANTIERE

sabato 8 feb 2025 // Visita guidata su prenotazione

Sabato 8 febbraio, il cantiere si apre nuovamente al pubblico per una visita guidata esclusiva.

Dalle 16 alle 17, l’ex cartiera Marzabotto accoglierà il pubblico di curiosi, appassionati e addetti ai lavori interessato a scoprire i suoi imponenti spazi e il processo di riqualificazione che nel 2026 lo porterà ad essere un grande Centro di Cultura e Conoscenza dell’Appennino bolognese (NextGenerationEU – PNRR – M5C2 – Investimento 2.2 – Piani Urbani Integrati).

  • La visita prevede l’ingresso nell’area cantierata, pertanto è OBBLIGATORIO indossare scarpe idonee al luogo.
  • A tutti i partecipanti verrà fornito il caschetto di protezione.
  • L’accesso al cantiere è subordinato alla presa visione e firma della manleva che verrà inviata via mail.

La visita guidata è curata dai progettisti di baustudio, Marchingegno,Tracce Architettura e Ingegneria e dall’impresa edile Balestri Costruzioni. Vi aspettiamo!

INFO E PRENOTAZIONI

L'opera

Nella sua pratica Alek O. (Buenos Aires, 1981) fonde la nozione comune di readymade con l’artigianato, il ricamo e altre forme artistiche tradizionali. In bilico tra trasformazione e conservazione, Alek O. rinnova, trasla e astrae oggetti e immagini preesistenti per rigenerarne funzioni e significati.
Per Art City Bologna 2025, l’artista ha specificatamente creato per gli spazi del cantiere dell’Ex Cartiera Marzabotto di Lama di Reno Non si può tornare indietro nemmeno di un minuto, un’installazione site specific, generata dalla de-costruzione e ri-modulazione di alcuni elementi di arredo recuperati negli spazi degli ex uffici durante il primo sopralluogo di ricognizione. L’opera, suggestiva e poetica, intrattiene un’intima connessione tra la storia della cartiera e la sua rinnovata funzionalità, esaltandone le caratteristiche strutturali e valorizzandone l’imponente archeologia industriale.

APPROFONDIMENTI SULL’ARTISTA

Alek O.

(Buenos Aires, 1981) vive e lavora a Milano, dove si è laureata in Design al Politecnico.

Nella sua pratica Alek O. (Buenos Aires, 1981) fonde la nozione comune di readymade con l’artigianato, il ricamo e altre forme artistiche tradizionali. In bilico tra trasformazione e conservazione, Alek O. rinnova, trasla e astrae oggetti e immagini preesistenti per rigenerarne funzioni e significati.
Per Art City Bologna 2025, l’artista ha specificatamente creato per gli spazi del cantiere dell’Ex Cartiera Marzabotto di Lama di Reno Non si può tornare indietro nemmeno di un minuto, un’installazione site specific, generata dalla de-costruzione e ri-modulazione di alcuni elementi di arredo recuperati negli spazi degli ex uffici durante il primo sopralluogo di ricognizione. L’opera, suggestiva e poetica, intrattiene un’intima connessione tra la storia della cartiera e la sua rinnovata funzionalità, esaltandone le caratteristiche strutturali e valorizzandone l’imponente archeologia industriale.

Tra le sue mostre personali più recenti: Il giorno della fine non ti servirà l’inglese, Galleria Martina Simeti (2023), Parolacce, Fondazione Zimei, Pescara (2022), L’impero delle luci, Frutta, Roma (2017); Time Goes By So Slowly, Jeanine Hofland, Amsterdam (2016).

Il lavoro dell’artista è stato ampiamente esposto a livello istituzionale, in particolare alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma; The Courtauld Institute of Art, Somerset House, Londra; Casa Testori, Novate Milanese; Nomas Foundation, Roma; Kunst Meran, Merano; Fondazione Zegna, Trivero; 16a Quadriennale d’Arte, Roma, Palazzo delle Esposizioni; Art Situacions I-II, Villa Croce, Genova, MACRO, Roma; Triennale di Milano; Studio Castiglioni, Milano; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene; Prague Biennale 5, Praga; V Bienal deJafre, Spagna; Castello di Rivoli, Torino; Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato; Fondation Cartier pour l’art contemporain, Parigi.

Il lavoro di Alek O. è sempre il prodotto di una raffinata trasformazione fisica e concettuale della materia.

La sua opera de-costruisce e ri-costruisce, rinnova, modifica e astrae oggetti, forme o immagini preesistenti, rigenerandoli. Che si tratti di tende usate, ombrelli abbandonati, maglioni d’infanzia, vecchie chiavi di casa, tavoli da lavoro ormai in disuso, lampade o reti metalliche, Alek O. smonta e ri-compone attraverso un’azione scultorea che lascia volutamente emergere una forte e profonda connessione con l’oggetto d’origine e il suo passato. Lontani dall’impersonale perfezione che caratterizza l’arte minimale a cui, a un primo sguardo, molta della sua produzione può essere formalmente riconducibile, i lavori di Alek O. trasmettono intimità e familiarità. Le superfici, usurate, asimmetriche e lacunose, sono mute testimoni di gesti quotidiani, di vite vissute, di trascorsi lontani ma presenti. Il processo di recupero e rimodulazione di questi oggetti non li ‘congela’, non li priva della loro storia, al contrario li rivitalizza, donando loro movimento e fluidità in una nuova quotidianità. Il ‘sacrificio rituale’ a cui l’artista li sottopone, attraverso un processo di lavoro metodico di lento e sistematico disfacimento, li purifica e rigenera, eliminando funzioni e riducendo forme complesse in unità elementari.

Dietro questi atti di ‘sublimazione’, di ‘transustanziazione’ della materia, si nasconde una sorta di commossa celebrazione del passato, un gesto di sentita compassione e un processo di epurazione molto simile a quello che la nostra mente intraprende nel ricordare un evento, un momento particolare o un periodo della vita. Incapaci di rievocare tutti i dettagli, elaboriamo, semplifichiamo, selezioniamo, censurando particolari strazianti che ancora feriscono, imbarazzano, colpiscono.

Questa intensa connessione temporale, questo ‘omaggio’ alla memoria, è anche la chiave per comprendere a pieno Non si può tornare indietro nemmeno di un minuto, un’installazione site specific ideata appositamente per gli spazi della Ex Cartiera Marzabotto e realizzata attraverso la de-costruzione, la ri-modulazione e l’integrazione con nuovi elementi di alcune plafoniere recuperate dall’artista negli ex uffici dell’area industriale.

Già dal titolo, una strofa mutuata dalla canzone di Jovanotti L’Alba (2015), possiamo capire che l’inesorabile trascorrere del tempo, anche quando è ridotto alla sua unità di misura più maneggevole e apparentemente più ‘innocua’ (in fondo che cos’è per noi un minuto?), è il cardine attorno a cui ruota quest’opera permanente. Progettata non solo per valorizzare una parte di archeologia industriale ancora perfettamente conservata all’interno della struttura, ma soprattutto per ricordarne la storia e celebrare la nascita della sua rinnovata funzione, Non si può tornare indietro nemmeno di un minuto è un portale, un bagliore che dal sottosuolo emerge verso la superficie, attirando la nostra attenzione su un varco spazio-temporale. Gli elementi luminosi semplici e geometrici, anch’essi (come il tempo del titolo) ridotti a unità elementari, rischiarano parti originali dell’ex cartiera, che rimarranno inaccessibili al pubblico, suggerendo l’immensità di spazi nascosti ma ancora vibranti di memoria. Questi ‘nuovi’ corpi di luce fatti di frammenti dismessi e recuperati sono metonimie di un’identità, la commemorazione di ciò che è stato e, allo stesso tempo, la celebrazione di ciò che sarà.

Giulia Pezzoli

sabato 8 febbraio dalle 17 alle 20, Bologna Modulare - collettivo che dal 2021 riunisce musicisti, producer elettronici ed esploratori dei sistemi modulari di sintesi sonora - entrerà in risonanza con gli spazi dell’ex Cartiera Marzabotto e con la sua storia di sito industriale, di tela per numerosi street artist, nonché di futuro hub sociale e culturale.

A partire dalle suggestioni innescate dall’opera di Alek O., i performer Vincenzo Scorza, Vladyslav Yakovenko e Daniele Borri, danno vita a un percorso sonoro originale, che accompagni lo spettatore alla scoperta di alcuni tra gli ambienti più suggestivi del cantiere e alla visione dell’installazione Non si può tornare indietro nemmeno di un minuto, amplificando la relazione tra l’opera e l’ex comparto industriale, la cui storia e memoria ancora si riverberano nello spazio e riecheggiano nel tempo.

La serata prosegue poi al Cellulosa Mercato, Arte e Cucina con il djset di Mikedelic, che combina ballate rock classiche e psichedeliche con incursioni elettro-pop, per un ascolto raffinato ed immersivo, in continuità con la performance pomeridiana.